La terra tra caporalato e land grabbing

Segni di speranza nella partecipazione dei cittadini contro lo sfruttamento del lavoro nero e del caporalato nel Sud Italia e contro il land grabbing ad Haiti, in Val di Susa, a Narbolia: esperienze raccontate ieri durante i due incontri nell’auditorium “Renzo Piano”.

Nella mattinata, “Siamo uomini o caporali” ha descritto il fenomeno del caporalato in agricoltura e condiviso il percorso della legge 29/2016 sul contrasto del lavoro nero, dello sfruttamento dei lavoratori e il riallineamento dei livelli retributivi nel settore agricolo.

Incalzati dal giornalista Federico Taddia, si sono confrontati: il direttore generale INPS Gabriella Di Michele, il presidente Slow Food Italia Gaetano Pascale e la giornalista di Rai2 Laura Bonasera.

Proprio Bonasera ha presentato l’inchiesta sulle tragiche condizioni di vita degli indiani Sikh: costretti a ritmi di lavoro massacranti, con un guadagno di cinque euro l’ora, dormono in baracche prive di servizi igienici, soggiogati dalla paura del datore di lavoro.

Un’inchiesta che dall’inizio di maggio ha fatto registrare diverse denunce che, tuttavia, non hanno sinora portato ad alcun miglioramento della situazione. Il direttore Inps Di Michele ha quindi spiegato il fenomeno dello sfruttamento del lavoro e lo sviluppo della clandestinità, collegandoli alla scarsità delle risorse economiche. L’intervento del presidente di Slow Food ha concluso l’incontro con il concetto di “cibo ingiusto” perché causa di schiavitù e offesa alla dignità delle persone.

Lo sfruttamento e le ingiustizie dei più forti sui più deboli al centro anche dell’incontro pomeridiano: sotto la lente di ingrandimento, il ruolo delle grandi imprese che, dietro motivazioni di sviluppo economico e di creazione di posti di lavoro, propongono modelli che consumano le risorse dei territori. Un fenomeno diffuso in tutto il mondo, dai Paesi più poveri come Haiti a Paesi più ricchi come l’Italia.

Molto significativi gli interventi di Joseph Alliance, membro di ActionAid e di Milostène Castin, rappresentante Collettivo Contadino vittime del Caracal (Haiti), che hanno illustrato il fenomeno dell’accaparramento della terra, il land grabbing, per la costruzione del Caracal Industrial Park. Sebbene sia stato presentato come un progetto che avrebbe portato circa 65000 nuovi posti di lavoro, nella realtà, sottraendo alla popolazione la propria terra, ha peggiorato la situazione economica del Paese, già fortemente disastrato dal terremoto del 12 gennaio 2010. Le famiglie di Caracal si sono quindi rivolte all’Accountability Counsel, l’associazione di avvocati impegnata nella difesa dei diritti delle comunità locali, per essere aiutate nella loro lotta contro la Interamerican Development Bank, finanziatrice del progetto. Lani Inverarity, membro dell’associazione, ha spiegato che che nel difficile percorso di risoluzione della questione haitiana, il punto di forza risiede proprio nella partecipazione dei contadini al tavolo delle trattative. Sono infatti proprio loro, diretti interessati, a poter suggerire delle soluzioni adeguate. Inverarity ha tuttavia ammesso che il processo è ancora debole in quanto le parti presenti al tavolo possono abbandonare le trattative in qualsiasi momento.

Infine Pietro Porcedda, rappresentante del comitato “S’Arieddu per Narbolia” e il rappresentante della Comunità Montana di Val Susa e Val Sangone hanno raccontato le storie dei rispettivi landgrabbing italiani: nel caso di Narbolia, per un impianto di fotovoltaico che su un terreno agricolo fertile, è composto da più di 100.000 pannelli fotovoltaici; nel caso della Val Susa e Val Sangone, per lo sviluppo della TAV lungo la tratta ferroviaria Torino-Lione-Marsiglia, non giustificata dal traffico merci rilevato.

Tutti gli interventi ascoltati nel corso del pomeriggio sono stati testimonianze di abusi e soprusi da parte di governi e di imprese – spesso straniere – che nel nome del profitto non si curano di salvaguardare le condizioni di lavoro, i mezzi di sostentamento di intere popolazioni e la dignità delle persone.

Giulia Necozione