La politica è partecipazione

La gente vuole sapere, la gente vuole essere coinvolta: luglio a L’Aquila è Festival della Partecipazione 2017. L’obiettivo? Coinvolgere i cittadini alla vita politica e raccogliere le loro idee. Ed è stato questo il focus dell’inaugurazione di oggi pomeriggio, nell’Auditorium di Renzo Piano, con il neoeletto sindaco Pierluigi Biondi e i relatori rappresentanti delle tre associazioni del programma  Italia! Sveglia, ovvero ActionAid, Slow Food e Cittadinanzattiva. Tra il pubblico, l’ex sindaco Massimo Cialente. Un festival pensato per essere più inclusivo dell’anno scorso ma ripartito dallo stesso luogo-simbolo. Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, alla domanda: “Dove eravamo rimasti?” ha risposto che alla chiusura del festival 2016 c’era stata l’affermazione convinta che il monopolio della politica non appartenga ormai solo ai numerosi partiti esistenti. In effetti, perché per prendere parte alla politica tre associazioni gigantesche come ActionAid, Slow Food e Cittadinanzattiva, che insieme hanno circa mezzo milione di aderenti, non fondano un partito? Perché, nonostante possano avere migliaia di persone al loro seguito, non ne creano uno?

La risposta fornitaci è molto più semplice di quanto possiamo pensare: innanzitutto, i partiti non hanno la capacità di attrarre la popolazione, almeno verso l’attivismo politico. Un esempio concreto? Spesso, i neoeletti sindaci non sono parte dei partiti tradizionali, che anzi risultano molte volte sconfitti nel corso delle elezioni. In secondo luogo, ma non meno importante, viviamo nell’era della globalizzazione, nell’era in cui tutte le culture del mondo sono a contatto. Per il festival saranno presenti relatori da tutto il mondo, relatori che spesso non saranno in grado di parlare l’italiano e porteranno con sé degli interpreti. Viviamo in un’era di populismi, a livello sia europeo che mondiale. In queste circostanze, diventa del tutto inutile non considerare le opinioni della popolazione, molte volte opinioni concrete e utili. Si tratta di apoliticità? No, assolutamente no. Il termine apoliticità oramai fa pensare a un modo di agire che in fin dei conti risulta irrilevante. Non è un sistema di proposte apolitico, ma solo ed esclusivamente apartitico. Dopotutto, per coloro che fanno parte del cosiddetto terzo settore è più semplice trasmettere idee attraverso sistemi di questo tipo invece che tramite apparati burocratici che non sono in grado di venire a conoscenza di quali siano le reali esigenze di un cittadino. La partecipazione agli eventi è lo stimolo che si desidera ottenere. Partecipazione non equivale affatto a dire consultazione. Partecipazione vuol dire superare le barriere che ci sono state imposte, e, come afferma il relatore di Slow Food, partecipazione significa anche e soprattutto coinvolgere le persone in modo che ci siano “non più bandiere, ma abbracci”. Non più bandiere, perché dobbiamo andare ben oltre rispetto ai simboli di Slow Food, Cittadinanzattiva o ActionAid che vediamo in giro per la città. Non più bandiere, ma abbracci: abbracci perché dobbiamo essere uniti, dobbiamo farci forza vicendevolmente e costantemente e dobbiamo essere pronti a prendere decisioni con l’aiuto degli altri, poiché come cittadini non siamo soli. In sintesi, queste le affermazioni dei relatori presenti all’evento inaugurale.

Il rischio che molti ritengono possa esserci nella promozione della nascita di un’associazione e di un festival come questi? Che la politica subisca una pressione troppo forte da parte di un evento in grado di raccogliere così tanti aderenti. Ma il sindaco Pierluigi Biondi ha smentito quest’ipotesi con la convinzione che questo genere di iniziative e la politica funzionino allo stesso modo di vasi comunicanti, nei quali l’aumento del contenuto dell’uno giova anche all’altro.

Un festival che richiede la presenza di tutti, in città. Nuove idee e nuovi spunti, spunti che chiunque deve sentirsi libero e capace di fornire. La politica è collaborazione. Anzi, la politica è partecipazione.

Arianna Maran