Partecipare l’architettura, progettare con le comunità

Come progettare tenendo in considerazione le esigenze dei cittadini? Se n’è parlato alla presentazione del libro “Partecipare l’architettura: ovvero come progettare nella comunità” venerdì 12 ottobre, nell’ambito della terza edizione del Festival della Partecipazione.

Alla presentazione del libro di Adriano Paolella “Partecipare l’architettura: ovvero come progettare nella comunità” sono intervenuti, oltre all’autore, Anna Lisa Mandorino, Vice segretario generale di Cittadinanzattiva e Gianfranco Neri, direttore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Il dibattito, avvenuto nella libreria Polarville de L’Aquila, ha analizzato il ruolo dell’architetto che ha il compito di soddisfare le esigenze dei cittadini che nella maggior parte dei casi vengono ignorate. Il tema al centro della discussione è quello della mancanza di partecipazione e condivisione con le comunità nella progettazione architettonica. Troppo spesso gli architetti operano senza relazionarsi con gli abitanti, producendo come effetto l’omologazione delle risposte abitative. Il coinvolgimento dei cittadini nei processi creativi, offrirebbe maggiori opportunità di miglioramento delle condizioni ambientali, a partire dalle questioni ambientali.

La discussione ha avuto inizio con l’intervento di Anna Lisa Mandorino che ha voluto ribadire il ruolo attivo e diretto nella gestione di spazi comuni e privati da parte della comunità. Infatti i progetti di architettura nel libro vengono definiti come “progetti di natura politica” poiché il ruolo dei cittadini, mediante l’architettura così come mediante la politica, può cambiare la realtà. Collegandosi a questo la Mandorino ha aggiunto “Non vi sono esigenze comuni che possano giustificare la sofferenza di altri, così come non è possibile che per rendere felici tante persone si debba sacrificare il benessere di qualcuno.” Costruire quindi non significa consumare suolo, Scelte di questo tipo hanno anche un valore politico profondissimo. Conclude il suo intervento riportando all’attenzione del pubblico un passo del libro: “I cittadini non hanno solo diritti e doveri, ma hanno anche poteri e responsabilità” e affermando che il tema principale rimane il fatto che non vi siano deleghe in bianco agli esperti e che non vi siano differenze tra cittadini abilitati e non abilitati ad operare per la soddisfazione dei loro bisogni.

A seguire Gianfranco Neri ha affermato che le città sono un’infinità di unità abitative per gran parti uguali, le differenze sono determinate dalle disponibilità economiche dei proprietari, e troppe volte sono fatte male, energivore, e con evidenti limiti che impediscono agli abitanti un rapporto con la natura. d ciò si genera non solo un deserto biologico che produce mobilità congestionali, inquinamento e danni alla salute degli abitanti, ma anche una desertificazione sociale.

Intervenuto infine l’autore, ha esordito dicendo “le città odierne sono molto simili a quelle dei secoli precedenti ed è molto difficile cambiare l’assetto delle abitazioni, tuttavia è comunque possibile migliorarlo.” Sottolinea come la figura dell’architetto sia in continua evoluzione, e come negli ultimi 30 anni sia radicalmente cambiata l’architettura perché è cambiato lo stile di vita delle persone che le vivono. Ormai in molti preferiscono soluzioni abitative singole di proprietà, e proprio per questo è aumentata la necessità di nuove soluzioni abitative.

L’architettura diventa così sempre più importante per i cittadini, tant’è che il lavoro dell’architetto influenza notevolmente la qualità della vita. L’autore ha chiuso l’incontro affermando che gli architetti dovrebbero creare opere talmente belle al punto di non far avere elementi per descriverle: questa è fantasia e innovazione.

A cura di Davide Crisi