Dalla reclusione alla restituzione

L’80% dei detenuti che svolge un lavoro nel periodo di reclusione ha una minore probabilità di tornare in carcere: è questo il dato inaspettato che è emerso dallo spettacolo “Attivi Dentro”, tenutosi giovedì 11 Ottobre nell’ambito nel primo giorno del Festival della Partecipazione 2018.

Il detenuto, attraverso un processo reintegrativo, riesce a mettersi definitivamente alle spalle l’errore di una vita. In fondo è quello che ribadisce l’articolo 27 della Costituzione che regola la detenzione in modo che non diventi una punizione severa ma un percorso riabilitativo. Questo è anche l’obiettivo che si prefiggono diverse associazioni attive nel contesto carcerario, tra le quali “Il Cerchio-Sartoria” operante nel carcere femminile di Venezia che, come si può intuire dal nome, ha dato vita a una sartoria, all’interno del carcere. Le detenute che si occupano della realizzazione dei capi sartoriali sono regolarmente stipendiate. Altra esperienza è quella della cooperativa “Ulisse” operante nel pratese e a Firenze che ha sottolineato la difficoltà di operare a causa della eccessiva burocrazia, tratto tipicamente italiano. Molte delle esperienze di successo, devono il merito di un risultato positivo anche all’importante collaborazione dei direttori dei penitenzari, ma ciò purtroppo non vale per la maggior parte delle carceri italiane.

Particolarmente emozionante è stata la testimonianza di due ex-detenute che grazie all’associazione “Made in Carcere” sono riuscite a ripartire, dimostrando come una opportunità apparentemente molto semplice può celare un’importanza inestimabile.

Tutte queste testimonianze sono state inserite all’interno dello spettacolo, ideato e interpretato da Paolo Mastrorosato e MassimilianoTaddeini, che mostra con originalità le problematiche della vita nelle carceri impersonando oggetti di uso comune come una caffettiera, una penna e un televisore. Con l’immagine della caffettiera si è voluto mettere in evidenza la necessità di distinguere i due ambienti bagno e cucina che spesso vengono uniti dando vita a situazioni di scarsa igiene nonché di conflitto d’interessi.

Con il secondo oggetto invece viene sottolineato il sovraffollamento del calderone, luogo in cui il recluso aspetta la gravità della sentenza, che causa spesso scontri tra i detenuti per le decisioni comuni. In 20 metri quadrati ed esempio vengono ‘stipate’ circa 10 persone.

Nel terzo caso, il televisore, diventa l’oggetto del desiderio che viene sfruttato continuamente nell’arco della giornata.

Lo spettacolo è stato poi arricchito dalle canzoni evocative interpretate da Barbara Santoni accompagnata da Pino Marinotti al piano.

L’evento di particolare interesse ha trattato uno dei temi contemporanei di maggior rilevanza che però passa sempre in secondo piano a causa del disinteresse sociale nei confronti di persone che agli occhi di molti appaiono irrecuperabili. I risultati raggiunti con l’introduzione di attività lavorative nelle carceri, ha ampiamente dimostrato che è possibile un nuovo modo di intendere il percorso detentivo. Lo spettacolo è stato di grande efficacia comunicativa, stimolando in tutti gli osservatori una maggiore sensibilità nei confronti
di una così cruciale tematica.

a cura di: Stefano Rotolante e Davide Crisi