Insicurezza urbana: meno reati ma più ansia

La sicurezza non dovrebbe essere un’opinione. Eppure, guardando i dati raccolti dall’Osservatorio di Pavia sulla percezione del pericolo, sembrerebbe il contrario. Nonostante il rischio reale sia di molto minore rispetto alla percezione, c’è qualcuno a cui la percezione distorta fa comodo: la politica, che strumentalizza la paura e che intorno al tema della sicurezza promette di proteggere le persone più “deboli”, più malleabili. Il progetto “X Rapporto su sicurezza e insicurezza sociale in Italia e in Europa”, realizzato da Fondazione Unipolis, Demos e Osservatorio di Pavia è stato presentato ieri al Festival della Partecipazione da Walter Dondi, direttore della Fondazione Unipolis; Fabio Bordignon, docente all’università di Urbino e Gianguido Nobili, coordinatore nazionale del Forum Italiano per la Sicurezza Urbana.

Un progetto nato nel 2007, “fase particolare per i temi della sicurezza” ha ricordato Fabio Bordignon. “Abbiamo incrociato i fatti, la loro percezione e la rappresentazione mediatica” ha evidenziato. E, dallo studio è emersa la distinzione tra l’insicurezza globale su ambiente, conflitti internazionali e terrorismo; l’insicurezza economica, legata alla disoccupazione, alla pensione o alla sua mancanza; l’insicurezza politica, poco presente prima del 2011 ed al suo apice tra 2011 e 2013; l’insicurezza relativa alla criminalità, quindi alla paura di subire furti, anche di dati, truffe, scippi, aggressioni.

È stato dimostrato che dal 2007 al 2015, nonostante i reati reali fossero pressocché gli stessi e comunque di livello basso, la rappresentazione mediatica ha causato una percezione del vero totalmente diversa, instaurando un piccolo regime di terrore diviso in periodi. “Sono i dati della percezione che ci mettono in allarme ancor più degli effettivi reati”, ha sottolineato ancora Bordignon per poi passare la parola al collega Gianguido Nobili, che ha discusso della volontà del Fisu di continuare ad occuparsi di nuove politiche sulla sicurezza e comparare dati oggettivi e percezione mediatica.

Nonostante quello che vediamo in televisione, infatti, i dati parlano di una diminuzione di omicidi, furti e scippi in Italia, i cui picchi in negativo sono stati nel 1970 e nel 1990. E nonostante l’Osservatorio di Pavia abbia inserito l’immigrazione e la globalizzazione al terzo posto nella classifica delle “notizie ansiogene”, i dati relativi agli omicidi e ai furti non hanno niente a che fare con l’immigrazione, né in bene né in male. L’Italia è invece ancora, purtroppo, palcoscenico di un alto numero di crimini relativi alle violenze sessuali, che diminuiscono anno dopo anno nel nord Europa. Ma nel nostro Paese, più che i dati contano le impressioni.

Vera Lazzaro