Yo Yo Mundi e le voci di Sorella Acqua e Fratello Seme

Le voci dell’acqua, della terra, del seme, dei pesci: il gruppo folk-rock degli Yo Yo Mundi le ha incrociate durante lo spettacolo musical-teatrale “Terra Madre: Sorella Acqua, Fratello Seme”.

Terra Madre è la rete mondiale delle comunità dell’alimentazione, ideata da Slow Food nel 2004, che il 10 dicembre di ogni anno si riunisce per il Terra Madre Day, giornata dedicata alla festa del cibo locale e dei produttori a chilometro zero di tutto il mondo.

Rendere i cittadini più competenti in ambito agroalimentare genera giovamento non solo per la salute individuale ma soprattutto per la salvaguardia e il benessere degli ecosistemi: da questa consapevolezza gli artisti hanno ideato lo spettacolo ospitato ieri sera all’auditorium Renzo Piano.

Voce principale, un rabdomante: Il cercatore d’acqua, dal greco “rhàbdos” (bastone) e “mantèia” (divinazione) parla con l’acqua che è in sé e con quella di ogni altra creatura del mondo. “L’acqua è un racconto che scorre” ha sottolineato “è il racconto delle nostre storie ed è per questo che dovremmo considerare i ghiacciai delle assicurazioni sulla vita, conti in banca da non dilapidare!”

L’acqua costituisce infatti il 70% del globo, il 70% di una persona, l’85% di una mela e il 95% di un pomodoro o una medusa. Potrebbe essere considerata una maggioranza discriminata, “come i neri ai tempi dell’apartheid”. E’ una maggioranza ed è fondamentale: la terra senza acqua non può vivere mentre l’acqua senza terra… vive benissimo. In principio tutto era H2O e questo pianeta, la Terra, dovrebbe chiamarsi Acqua: “questione di principio”. Dovremmo ascoltare l’acqua, invece la sfruttiamo senza ritegno. Quando ci colpisce con la violenza di un risentimento antico, pensiamo che sia un fenomeno incontrollabile, asserendo che l’acqua “va dove vuole”.

“Niente di più falso!” ha controbattuto sul palco la voce del’acqua. Vorrebbe andare dai bambini, ad esempio, che più di tutti sono fatti di acqua e vorrebbe arrivar loro pulita, perché non ha senso donare latte in polvere ai bambini africani se poi li costringiamo a sciogliere quel latte in acqua contaminata.

“Acqua che scorre non porta veleno”: recita un antico proverbio che rischia di passare per una verità scaduta. L’acqua non vorrebbe arrivare nelle colture intensive, dove ogni frutto è nutrito da pesticidi. Sa bene che in tal modo fagocita i rifiuti agricoli e industriali e diventa veicolo di morte: l’acqua non è sempre pura e non va esattamente dove vuole…

Ed il fratello seme? Oggi i semi paiono sempre più deboli, delicati e bisognosi di “rinforzi”, troppo spesso di natura chimica. Non sono più come i semi di una volta: il grano antico, ad esempio, tanto rigoglioso anche al naturale, non è oggi molto di moda, perché il mercato contemporaneo preferisce le quantità.

Durante l’evento è stato quindi lanciato, in musica e parole, uno spunto di riflessione sulla privatizzazione dell’acqua che, bene comune, non dovrebbe essere commerciabile.

La parola è passata poi a quei pesci che noi crediamo muti e che ci hanno fatto notare come tutti i loro problemi derivino da noi umani! Infatti, li costringiamo a mangiare plastica ed a muoversi in acque sempre più calde. “A noi l’acqua va bene così: ci piace fredda”, hanno sottolineato.

Lo spettacolo si è concluso con un tono un po’ romantico, quasi mesto. Il rabdomante ha smesso di cercare l’acqua che non è un diritto di tutti: “non è mia, non è tua e non voglio più trovarla affinché non venga mai più tradita”.

Silvia Cercarelli