Il coraggio di cambiare: democrazia e disuguaglianza di genere

«Può veramente esistere la democrazia se il 50% dell’umanità non si sente rappresentato?»: da questa domanda di Francesca Attolino, componente dell’associazione Democratic Society (DemSoc), si è sviluppato l’incontro di sabato 13 sulle disuguaglianze di genere per una maggiore qualità della democrazia.
Si sono confrontate sull’argomento diverse esperienze: per prime sono intervenute Silvia Pozone, attivista del collettivo aquilano “Fuori genere” per l’educazione alla parità nelle scuole e Latifa, studentessa universitaria di Reggio Emilia nata in Marocco che ha presentato il suo progetto “La Repubblica delle nuove italiane”, volto a far conoscere alle donne straniere in Italia i loro diritti e far ascoltare la loro voce all’interno delle città.

Mario Cipressi, esperto di educazione della comunità, ha quindi sottolineato il ruolo distruttivo delle disuguaglianze, perché «Non possiamo essere tutti uguali, ma ogni minoranza deve a suo modo accrescere la comunità ed esserne partecipe». Ha quindi preso la parola Selma, studentessa universitaria, che ha ribadito come il dialogo, da solo, non possa bastare a sconfiggere le disparità tra i sessi, ma di come sia necessaria anche la fiducia: uno dei motori del suo progetto di integrazione dei ragazzi immigrati nelle scuole.

Ma cosa blocca in effetti la piena parità? Una cultura chiusa, che è priva di modelli per le nuove generazioni. Durante l’incontro è stata proiettato uno slide show che ha mostrato tutti i Presidenti della Repubblica italiana, da De Nicola a Mattarella: cosa li accomuna, a parte la scarsità di capelli? Che sono tutti uomini. E quale messaggio arriva quindi ad una giovane bimba rispetto al ruolo che una donna può avere nella società?

Il dibattito, accesissimo, ha toccato moltissimi punti: dalle quote rosa alla legge 104 passando per la meritocrazia e l’autodeterminazione, con un pubblico attivo e partecipe. È stato evidenziato come la voglia di arrivare alla parità di genere necessita della diffusione di valori universali, senza sostituire al modello maschile quello femminile. Un altro punto molto importante è stato il bisogno che è emerso di rendere il femminismo più inclusivo per gli uomini, perché la parità può essere un vantaggio per tutti. Durante il dibattito si sono riportati numerosi esempi di donne influenti: Malala Yousafzai, Samantha Cristoforetti, Alexandria Ocasio-Cortez. Donne che hanno avuto il coraggio di essere il cambiamento.

A cura di Margherita Baldi