Beni comuni in pratica: dalle amministrazioni ai cittadini.

Storie di chi si è preso il compito di fare qualcosa di buono per la propria città, da Milano a Bari, per lo sviluppo del territorio: domenica al dipartimento di Scienze Umane dell’università de L’Aquila sono state condivise diverse esperienze di difesa del bene comune.

Ha iniziato Anna Brusarosco, da Venezia, che quattro anni e mezzo fa ha fondato il comitato “Poveglia per Tutti” per salvare dalla svendita all’asta l’isola della Poveglia, abbandonata a se stessa molti anni prima… ma non dai cittadini. Brusarosco ha raccolto grazie alla cittadinanza 500mila euro, coinvolgendo più di 5000 persone per partecipare all’asta: anche se non hanno vinto, l’isola è rimasta svenduta. Con i soldi raccolti il comitato si sta impegnando adesso a riqualificarne il territorio, anche se, ha evidenziato la fondatrice del comitato, le difficoltà nel rapporto con le istituzioni non finiscono mai.

Lorenzo Lipparini, assessore alla partecipazione del Comune di Milano, ha invece illustrato il progetto “Navigli” di riqualificazione urbana e i relativi processi partecipativi: 24mila firme e 500mila voti (94% a favore) per il progetto presentato, 22 incontri organizzati sia dal Comune che dalle associazioni e i comitati per discuterne. Incontri a cui hanno partecipato in media 3000 persone, molti dei quali studenti universitari interessati all’aspetto tecnico del progetto.

Di pianificazione urbana partecipata ha parlato anche Carla Tedesco, assessore all’urbanistica della città di Bari, che si è soffermata sulla raccolta dei suggerimenti nei luoghi di aggregazione come scuole e parrocchie anche attraverso questionari su temi come l’organizzazione di eventi di cultura o la riqualificazione degli spazi verdi. L’analisi delle 900 schede-questionario è servita ad organizzare delle “Passeggiate di esplorazione Urbana” per vedere dal vivo le criticità del territorio e migliorarlo insieme ai cittadini.

In Abruzzo, Marina Paolucci di ConfCooperative con il progetto “Rete dei Borghi” ha raccontato di come abbia coinvolto moltissimi Comuni in reti di sviluppo cooperativo e abbia ricevuto molti suggerimenti dai giovani abitanti dei borghi.

Michele D’Alena, dell’ “Ufficio per l’immaginazione civica” della “Fondazione per l’Innovazione Urbana” di Bologna, ha infine spiegato il suo lavoro: aiutare i processi di riqualificazione e riappropriazione di spazi inutilizzati a chi può impiegarli per creare cultura. Un lavoro che guarda ai giovani e alla loro partecipazione: tramite social, ma anche assemblee di quartiere, dalle scuole ai parchi e addirittura alle palestre. Un dialogo diretto che ha coinvolto circa 6500 cittadini, con l’approvazione di 12 progetti. Quali difficoltà può avere un progetto del genere? È stato chiesto ai cittadini stessi attraverso un questionario via mail. Il momento più bello? Alla domanda: “Se nella tua città si sviluppasse un progetto di sviluppo, parteciperesti?”, il 100% delle persone ha risposto “Sì”.

A cura di Margherita Baldi